mercoledì 29 aprile 2020

STEP#12: INDUSTRIALIZZARE NEL MEDIOEVO E ETÁ MODERNA

A cavallo dell'anno 1000 nascono delle associazioni, chiamate gilde, che univano tutte le persone che praticavano uno stesso mestiere  in una stessa città, queste corporazioni permettevano di lavorare in città solo a coloro che facevano parte della gilda, regolavano i prezzi, riducevano la competizione pur mantenendo una buona qualità del lavoro, impedivano, però, di lavorare facilmente a forestieri, donne e ai non Cristiani. Queste gilde hanno gettato le fondamenta per la futura industrializzazione e produzione di massa, erano infatti ciò che per primo pose delle limitazioni al commercio, imponendo ore di lavoro e tetti salariali per gli apprendisti (oltre a limitarne il numero).

venerdì 24 aprile 2020

STEP#11: INDUSTRIALIZZARE NELLA PANDEMIA

Industrializzare non è un verbo lontano alle tematiche della pandemia di COVID-19 del 2019-2020 e tocca più temi propri di questa situazione.
Il più evidente è probabilmente il processo di deindustrializzazione temporaneo che stiamo vivendo a causa delle restrizioni imposte dai vari governi del mondo, la chiusura di alcuni grossi impianti o i ritmi ridotti di altri influiscono molto negativamente sull'economia, sia italiana che globale ma in maniera positiva sul grado di inquinamento poiché questi ultimi vi contribuivano notevolmente. Sono poche infatti le aziende italiane che possono continuare a lavorare essendo necessarie, indicate nelle liste di codici ATECO presentate dallo Stato.
D'altro canto sono molte le aziende (specialmente nel settore tessile e della moda) che convertono la propria produzione per produrre mascherine al fine di fare fronte alla enorme domanda di questo periodo, questa operazione si rivela vantaggiosa sia per l'impresa che continua a produrre e giustifica una parte dei costi che sarebbero stati dovuti anche se la produzione fosse state ferma, che per i cittadini e lo Stato che possono acquistare ciò di cui hanno veramente bisogno. Le mascherine non sono l'unico bene prodotto da aziende "convertite" altre invece hanno iniziato a produrre macchinari ospedalieri come respiratori, famoso l'esempio della Ferrari.

Inquinamento in Cina prima e dopo l'arrivo del virus, le due immagini hanno meno di un mese di distanza.
Fonte: lastampa.it

sabato 18 aprile 2020

STEP#10: INDUSTRIALIZZARE NEL CINEMA

I film che hanno come sfondo un'epoca di forte industrializzazione sono molti ma pochi sono quelli dove l'industrializzazione diventa personaggio ed è fondamentale ai fini della trama, tra questi ho scelto di presentarne uno in particolare poiché ha fatto la storia del cinema.



Modern Times di C. Chaplin (1936)

Modern Times ritrae Chaplin nel suo solito personaggio Charlot (The Tramp in inglese), questa volta è un operaio di una catena di montaggio e col tempo impazzisce, viene quindi ricoverato in ospedale, una volta uscito, senza lavoro, prende parte involontariamente ad un corte di manifestazione comunista e viene arrestato perché considerato il leader. In carcere assume, scambiandola per sale, cocaina e in preda al delirio causato da essa sventa inconsapevolmente un'evasione di altri galeotti, viene quindi ricompensato con la libertà per il suo gesto (nonostante chiedesse di rimanere in carcere). Dopo aver ottenuto lavoro ed averlo lasciato conosce una ladra, Ellen, che fugge dalla polizia, intenzionato a tornare in carcere e salvare la ragazza si dichiara autore del furto ma viene scagionato. Per essere arrestato decide di mangiare quantità esagerate di cibo e andare via senza pagare, però senza successo, ottiene quindi lavoro come sorvegliante notturno in un grande magazzino, lavoro che sfrutta per fare entrare Ellen e altri tre ladri (uno dei quali, Big Bill, è un vecchio operaio della fabbrica dove lavorava ad inizio film), la mattina viene arrestato. Dieci giorni dopo Ellen lo ospita nella sua casa che per stessa ammissione di lei "non è Buckingham Palace". La mattina dopo ottiene un nuovo lavoro in fabbrica e lì il suo capo cade nelle macchine ma Charlot lo salva, nel frattempo gli altri lavoratori sono andati in sciopero e, fuori, sempre per sbaglio, il protagonista lancia un mattone verso un poliziotto e viene arrestato nuovamente. Una volta fuori Ellen gli ottiene un lavoro in prova come cantante e cameriere in un bar dove lei fa la ballerina, durante un esibizione perde i polsini (sui quali si era scritto il testo della canzone) ed è costretto ad improvvisare, gli viene però bene e riesce ad avere il lavoro per via definitiva. La polizia arriva per arrestare Ellen per le sue malefatte ma i due riesco a scappare insieme, Ellen si dispera perché sostiene che non abbia senso passare tutta la vita scappando ma Charlot la rassicura e il film si chiude con i due che camminano verso il tramonto.

Scritto, diretto ed interpretato da Charlie Chaplin, questa pellicola è una polemica (neanche troppo velata) ai ritmi forsennati del lavoro (famosissima la scena della catena di montaggio), e ai problemi finanziari con i quali molte persone dovevano fare i conti durante la Grande Depressione, condizioni causate, secondo Chaplin, dalla crescente industrializzazione. I riferimenti sono evidenti: una ragazza che è costretta a rubare per sopravvivere, Charlot che preferisce tornare in galera piuttosto che vivere nel mondo esterno e la scena finale, dove Charlot ed Ellen camminano verso il tramonto e gli spazi sconfinati e tranquilli davanti a loro, lasciandosi alle spalle gli spazi angusti e soffocanti della città. In questo capolavoro Chaplin decide di rappresentare la povertà così com'è, senza slanci pittoreschi usati per dipingere ad esempio la polizia o la politica. Dal punto di vista storia Chaplin riprende perfettamente l'operaio dell'epoca, disorientato dai numerosissimi scioperi,  che necessitava soltanto di pane ma incapace di adottare una strategia collettiva con gli altri operai. Nella cella Charlot si trova bene perché è riuscito a ricamarsi i panni del piccolo borghese (anche se conosce così a cocaina), il suo comportamento però lo scredita e si ritrova nell'alienazione una volta di più. Alla fine la conclusione di Chaplin è che si può avere tutto non avendo niente e che i soldi non fanno la vera felicità, la quale Charlot trova solo con Ellen.

mercoledì 15 aprile 2020

STEP#09: INDUSTRIALIZZARE NELLE ARTI FIGURATIVE

Umberto Boccioni - Forme uniche della continuità nello spazio (1913) - Varie repliche
Fonte immagine: Wikipedia


Questa è uno dei capolavori più celebri del Futurismo, presente anche nel retro delle monete da 20 centesimi coniate in Italia. Quest'opera rappresenta dinamismo e continua evoluzione, la velocità con la quale il mondo procede verso il futuro ed il progresso tecnologico dove la macchina è l'incarnazione dell'industrializzazione, la scultura incarna l'impulso verso il progresso. Uno dei principali aspetti del Futurismo è infatti il "mito della macchina", grazie alla quale l'industria, raggiunge livelli produttivi straordinari, impensabili sino a qualche decennio prima. L'opera è quindi un tributo all'azione descritta dal verbo industrializzare e rappresenta a pieno il sentimento fiducioso di una frangia di popolazione nei confronti di questo processo.

venerdì 10 aprile 2020

STEP#08: INDUSTRIALIZZARE NELLA PREISTORIA

"Industrializzare" come già spiegato su questo blog è un termine relativamente recente quindi risulta impossibile trovare nella storia antecedente al 500 d.C. esempi di trasformazione in senso industriale dell'economia di uno stato o applicazione ad una attività economica i criteri di una grande industria, soprattutto perché l'industria non esisteva come la intendiamo noi oggi (fabbriche, produzione, grandi catene di montaggio) tanto è vero che il termine industria in latino aveva un altro significato (zelo, operosità).
Tuttavia esiste un primo famosissimo esempio di industria (quantomeno a livello lessicale): l'industria litica, questo è il nome dato a tutto ciò che è in pietra e risale al paleolitico, mesolitico e neolitico, l'età della pietra per l'appunto. In questo periodo storico, che va da circa 3/4 milioni di anni fino all'inizio dell'età del bronzo che arriva con tempistiche differenti da zona a zona (tra il 6000 ed il 2000 a.C.), l'uomo inizia a produrre utensili ed armi dalla pietra, a partire da qualche ciottolo scheggiato passando per armi molto più elaborate fino all'invenzione della ruota (Mesopotamia, V secolo a.C. circa). Su questi piccoli passi millenari che ci sembrano scontati e di facile realizzazione si basa tutta la società da lì in poi, pensiamo ad esempio se l'uomo avesse dovuto continuare a cacciare a mani nude o se la ruota non fosse mai stata inventata cosa ne sarebbe de mondo così come lo conosciamo oggi.

lunedì 6 aprile 2020

STEP#07: INDUSTRIALIZZARE NELLA POESIA

London - William Blake


I wander thro' each charter'd street,
Near where the charter'd Thames does flow. 
And mark in every face I meet
Marks of weakness, marks of woe.

In every cry of every Man,
In every Infants cry of fear,
In every voice: in every ban,
The mind-forg'd manacles I hear 

How the Chimney-sweepers cry
Every blackning Church appalls, 
And the hapless Soldiers sigh
Runs in blood down Palace walls 

But most thro' midnight streets I hear
How the youthful Harlots curse
Blasts the new-born Infants tear 
And blights with plagues the Marriage hearse



In questa poesia del 1794 l'autore esprime in pochi versi il suo pensiero sulla società che veniva sviluppandosi in quel periodo. Infatti all'epoca l'Inghilterra viveva un periodo di fortissima urbanizzazione, Londra in particolare e questo non sempre significava condizioni di vita migliori: proprio su questo si concentra William Blake. Nella prima strofa si focalizza sulla corruzione e debolezza dell'uomo che guarda solo ai beni materiali, il denaro è sempre più fondamentale nella vita dell'uomo e questo causa malessere leggibile nelle facce di ciascuno. I danneggiati da questa crescente industrializzazione sono molti: gli uomini e i bambini piangono dalla paura, le sofferenze delle persone sono causate dalle "manette create dalla mente" (mind-forg'd manacles) che stringono i polsi nella morsa del materialismo. Nella strofa successiva ci sono esempi di oppressi: gli spazzacamini che soffrono mentre puliscono una chiesa annerita dallo smog dovuto all'industrializzazione e i soldati che singhiozzano perché costretti a difendere la corona col proprio sangue. Nell'ultima quartina esprime il lamento di una prostituta che ha contratto la malattia tipica di quel periodo: la sifilide.

venerdì 3 aprile 2020

STEP#06: INDUSTRIALIZZARE NELLA LETTERATURA

"Alle sei di sera la città cadeva in mano dei consumatori. Per tutta la giornata il gran daffare della popolazione produttiva era il produrre: producevano beni di consumo. A una cert’ora, come per lo scatto d’un interruttore, smettevano la produzione e, via!, si buttavano tutti a consumare. Ogni giorno una fioritura impetuosa faceva appena in tempo a sbocciare dietro le vetrine illuminate, i rossi salami a penzolare, le torri di piatti di porcellana a innalzarsi fino al soffitto, i rotoli di tessuto a dispiegare drappeggi come code di pavone, ed ecco già irrompeva la folla consumatrice a smantellare a rodere a palpare a far man bassa. Una fila ininterrotta serpeggiava per tutti i marciapiedi e i portici, s’allungava attraverso le porte a vetri nei magazzini intorno a tutti i banchi, mossa dalle gomitate di ognuno nelle costole di ognuno come da continui colpi di stantuffo. Consumate! e toccavano le merci e le rimettevano giù e le riprendevano e se le strappavano di mano; consumate! e obbligavano le pallide commesse a sciorinare sul bancone biancheria e biancheria; consumate! e i gomitoli di spago colorato giravano come trottole, i fogli di carta a fiori levavano ali starnazzanti, avvolgendo gli acquisti in pacchettini e i pacchettini in pacchetti e i pacchetti in pacchi, legati ognuno col suo nodo a fiocco. E via pacchi pacchetti pacchettini borse borsette vorticavano attorno alla cassa in un ingorgo, mani che frugavano nelle borsette cercando i borsellini e dita che frugavano nei borsellini cercando gli spiccioli, e giù in fondo in mezzo a una foresta di gambe sconosciute e falde di soprabiti i bambini non più tenuti per mano si smarrivano e piangevano."

Italo Calvino - Marcovaldo (1963)

In questo passaggio della sua opera l'autore esprime, in quello che assomiglia molto ad un girone dantesco, le conseguenze dell'industrializzazione post seconda guerra mondiale. Marcovaldo è infatti un'opera composta da venti brevi racconti nei quali Marcovaldo, protagonista che rappresenta il cittadino comune, lavora in un'azienda, che simboleggia una qualsiasi azienda, e sposta tutto il giorno imballaggi che non ci è nemmeno dato saper e cosa contengano. Marcovaldo vive in una città ignota fortemente industrializzata infatti Calvino descrive spesso l'atmosfera soffocante dovuta a cemento, ciminiere, fumo, grattacieli e traffico. Calvino mostra quindi come la società delle città moderne possa arrivare ad influenzare le persone ed il loro rapporto con la natura.





"Il secolo non sprofonda per mancanza di supporto materiale. L'universo non è mai stato così ricco, colmo di tanto benessere, grazie a una industrializzazione di tale efficacia produttiva. Non vi sono state mai tante risorse, né tanti beni disponibili. È il cuore dell'uomo, solo lui, ad essere in stato fallimentare. È per mancanza di amore, è per mancanza di fede e capacità di donarsi, che il mondo stesso si abbatte sotto i colpi che lo assassinano."

Léon Degrelle - Militia (1964)

Léon Degrelle (1906-1994) è stato un giornalista e politico belga, grande sostenitore delle politiche nazionalsocialiste e fasciste di ispirazione cattolica. In quest'opera molto tormentata Degrelle esprime tutto il suo sconforto e si scaglia contro l'Uomo che nonostante abbia tutto e di più (i più grandi prodigi della tecnologia e il successo dell'industrializzazione) non riesce ad essere felice: per l'autore la felicità consiste solamente nel dono e riconosce il dono più grande nell'amore.