"Alle sei di sera la città cadeva in mano dei consumatori. Per tutta la giornata il gran daffare della popolazione produttiva era il produrre: producevano beni di consumo. A una cert’ora, come per lo scatto d’un interruttore, smettevano la produzione e, via!, si buttavano tutti a consumare. Ogni giorno una fioritura impetuosa faceva appena in tempo a sbocciare dietro le vetrine illuminate, i rossi salami a penzolare, le torri di piatti di porcellana a innalzarsi fino al soffitto, i rotoli di tessuto a dispiegare drappeggi come code di pavone, ed ecco già irrompeva la folla consumatrice a smantellare a rodere a palpare a far man bassa. Una fila ininterrotta serpeggiava per tutti i marciapiedi e i portici, s’allungava attraverso le porte a vetri nei magazzini intorno a tutti i banchi, mossa dalle gomitate di ognuno nelle costole di ognuno come da continui colpi di stantuffo. Consumate! e toccavano le merci e le rimettevano giù e le riprendevano e se le strappavano di mano; consumate! e obbligavano le pallide commesse a sciorinare sul bancone biancheria e biancheria; consumate! e i gomitoli di spago colorato giravano come trottole, i fogli di carta a fiori levavano ali starnazzanti, avvolgendo gli acquisti in pacchettini e i pacchettini in pacchetti e i pacchetti in pacchi, legati ognuno col suo nodo a fiocco. E via pacchi pacchetti pacchettini borse borsette vorticavano attorno alla cassa in un ingorgo, mani che frugavano nelle borsette cercando i borsellini e dita che frugavano nei borsellini cercando gli spiccioli, e giù in fondo in mezzo a una foresta di gambe sconosciute e falde di soprabiti i bambini non più tenuti per mano si smarrivano e piangevano."
Italo Calvino - Marcovaldo (1963)
In questo passaggio della sua opera l'autore esprime, in quello che assomiglia molto ad un girone dantesco, le conseguenze dell'industrializzazione post seconda guerra mondiale. Marcovaldo è infatti un'opera composta da venti brevi racconti nei quali Marcovaldo, protagonista che rappresenta il cittadino comune, lavora in un'azienda, che simboleggia una qualsiasi azienda, e sposta tutto il giorno imballaggi che non ci è nemmeno dato saper e cosa contengano. Marcovaldo vive in una città ignota fortemente industrializzata infatti Calvino descrive spesso l'atmosfera soffocante dovuta a cemento, ciminiere, fumo, grattacieli e traffico. Calvino mostra quindi come la società delle città moderne possa arrivare ad influenzare le persone ed il loro rapporto con la natura.
"Il secolo non sprofonda per mancanza di supporto materiale. L'universo non è mai stato così ricco, colmo di tanto benessere, grazie a una industrializzazione di tale efficacia produttiva. Non vi sono state mai tante risorse, né tanti beni disponibili. È il cuore dell'uomo, solo lui, ad essere in stato fallimentare. È per mancanza di amore, è per mancanza di fede e capacità di donarsi, che il mondo stesso si abbatte sotto i colpi che lo assassinano."
Léon Degrelle - Militia (1964)
Léon Degrelle (1906-1994) è stato un giornalista e politico belga, grande sostenitore delle politiche nazionalsocialiste e fasciste di ispirazione cattolica. In quest'opera molto tormentata Degrelle esprime tutto il suo sconforto e si scaglia contro l'Uomo che nonostante abbia tutto e di più (i più grandi prodigi della tecnologia e il successo dell'industrializzazione) non riesce ad essere felice: per l'autore la felicità consiste solamente nel dono e riconosce il dono più grande nell'amore.
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